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”Senzații și reflecții” - Voluntar SEV în cadrul Fundației ”Inimă pentru Inimă”


”Senzații și reflecții” este titlul unui articol publicat de Marco B. pe blogul voluntarilor italieni veniți în România să lucreze cu Fundația ”Inimă pentru Inimă”, trimiși Asociația ”Bambini in Romania” din Milano prin intermediul Serviciului European de Voluntariat. Vă invităm să îl parcurgeți pentru a cunoaște experiențele frumoase trăite de voluntari alături de copiii Fundației ”Inimă pentru Inimă”.

È passato più di mezzo anno dal mio arrivo in Romania e questa nazione che mi sembrava tanto estranea ora me la sento sempre più mia. A volte mi capita di pensare con un po’ di nostalgia alla famiglia e a tutte le persone che mi vogliono bene, ma ecco che l’energia e l’allegria dei bambini improvvisamente prendono il sopravvento dandomi la sensazione di trovarmi in una seconda casa. Impossibile non rimanere colpiti dalla loro capacità di rendere l’ordinario straordinario. I loro volti poi, sempre così sorridenti, hanno un potere magico: quello di mettere da parte tutti i pensieri per lasciare spazio solo alle emozioni, quelle più belle e più vere.

Giorno dopo giorno mi sto rendendo conto con piacere che quest’esperienza sta assumendo forme e dimensioni sempre più facili da definire. Mi scuso fin da subito se a qualcuno potrei sembrare banale e didascalico, ma prima di raccontare le sensazioni che ho provato, mi sembra avere più senso parlare del tipo di volontariato che sto svolgendo.

Lo SVE (servizio volontario europeo) è un’azione del programma Erasmus Plus (programma di mobilità internazionale promosso dall’unione europea), che permette ai giovani di esprimere il loro impegno personale attraverso il servizio volontario. È basato sui seguenti principi fondamentali: offrire un nuovo tipo di esperienza di apprendimento ai giovani, contribuire attivamente e in modo concreto allo sviluppo locale attraverso un impegno a tempo pieno, contribuire alla costruzione di una consapevolezza europea attraverso un contatto diretto con la comunità locale ospitante, partecipazione gratuita al programma per i volontari, favorire l’accessibilità di tutti ed in particolare modo a giovani con minori opportunità. Propone progetti che variano in diversi settori, tra i quali cultura, gioventù, sport, assistenza sociale per anziani, disabili ed immigrati, arte, media e comunicazione, protezione ed educazione ambientale, sviluppo rurale e cooperazione allo sviluppo.

Offrire le stesse occasioni indistintamente è sicuramente uno dei principi che lo contraddistingue maggiormente. Lo SVE vuole infatti dare a ciascuno la possibilità di crescere e di sentirsi utile sostenendo lo sviluppo delle comunità locali. Altrettanto importanti sono la sua dimensione interculturale e il suo approccio non-formale, in quanto lo rendono un’ottima opportunità per entrare in contatto con culture diverse, e acquisire così nuove competenze e capacità utili alla propria crescita personale. Sviluppare un senso di tolleranza e solidarietà è il primo passo per ottenere dei miglioramenti ed è particolarmente importante tenerlo a mente, soprattutto in un epoca come la nostra in cui il fenomeno dell’immigrazione ci sta mostrando quanto è “sviluppato” il nostro senso di umanità. Uguaglianza ed unità nella diversità: questi sono gli ingredienti fondamentali per risolvere quella brutta piaga che è la discriminazione razziale. Io stesso mi rendo conto con soddisfazione di avere meno pregiudizi: sento che questa esperienza mi sta aiutando a conoscere più a fondo le dinamiche del mio pensiero e a capire che in contesti diversi l’uomo ha optato per diverse strategie di sopravvivenza, portando a quella diversità culturale che è la causa, insieme alla biodiversità, del fascino e della ricchezza del pianeta Terra. Come si può facilmente immaginare, quando si è in compagnia di amici mossi da uno spirito altruistico e dalla voglia di divertirsi diventa molto facile non solo andare oltre le barriere linguistiche e culturali, ma imparare ad apprezzarle nelle loro differenze. Nonostante ciò, la mia opinione riguardo lo SVE non è del tutto positiva, o almeno, non come speravo che fosse quando decisi di cogliere al volo questa opportunità.

Non è facile da parte mia criticare un programma che mi sta aiutando a crescere, tuttavia, con la speranza che le mie opinioni vengano viste come una semplice condivisione di esperienze, spiegherò il motivo della mia parziale delusione.

Riconosco che so poco o niente dell’ideazione e della gestione dei progetti sociali, ma posso dire che quest’esperienza mi sta insegnando a capire quanto sia importante assicurarsi di seguire l’aiuto che si sta dando in ogni sua fase di realizzazione. Dico questo perché ho notato diversi aspetti ambigui e contraddittori che impediscono di raggiungere parte degli obbiettivi prestabiliti, tra i quali la selezione dei volontari e la poca serietà di diverse associazioni che aderiscono al programma. Come ho già detto, la particolarità dello SVE è che ai volontari non richiede particolari qualifiche, titoli di studio o esperienze specifiche. Questo è un aspetto che mi ha particolarmente colpito. In una realtà difficile come la nostra, dove le discriminazioni e le difficoltà economiche aggravano l’integrazione sociale e lavorativa di stranieri e studenti, permettere ai giovani di migliorare e acquisire competenze a vantaggio del loro sviluppo personale e professionale può rivelarsi davvero utile. È un aspetto lodevole, soprattutto al giorno d’oggi. Con un’etica che esalta l’individuo nella sua unicità e che lo esorta ad una sfrenata competitività, la nostra è una società che ci costringe a vivere col timore di non riuscire a primareggiare su tutto, con l’ansia costante di venire superati da qualcuno più bravo di noi e lo SVE, non pregiudicando nessuno, offre quelle possibilità che pensavamo non ci fossero concesse. Tuttavia ci sono aspetti che potrebbero essere migliorati. Mi riferisco a ciò che può fare la direzione generale dell’istruzione e della cultura. Per concretizzare l’aiuto che si sta dando nell’effettivo raggiungimento del suo scopo perseguito, chiunque abbia un ruolo di particolare rilevanza dovrebbe seguire meglio i progetti che propone, verificando la corrispondenza tra intenzioni e realizzazioni, e ovviamente assicurarsi che le associazioni rispettino i criteri prestabiliti. Non ha senso avviare tanti progetti senza disporre di un valido personale che si occupi di sostenere le attività svolte. Inoltre, se le selezioni venissero fatte non prendendo in considerazione la velocità della domanda di richiesta ma le basi etico-morali dei candidati, sono sicuro che l’aiuto sarebbe decisamente maggiore. In questo caso i volontari che sfruttano il servizio di volontariato pensando solo ai propri interessi (e ho conosciuto persone che ne vanno pure orgogliose) cesserebbero di rappresentare un problema per gli altri. Ma non è così. A prova di quello che sto dicendo, mi torna in mente un interessante articolo che ho letto sul sito ‘Antenne di Pace’ che riguarda le motivazioni e le caratteristiche dei giovani che scelgono di fare domanda nel Servizio Civile. I dati raccolti dall’indagine, svoltasi recentemente, sembrano volerci dire che una delle conclusioni più sensate a cui si può giungere è che il servizio civile si avvicina sempre di più al mondo del lavoro, perdendo così gradualmente il suo legame con le sue radici storiche e valoriali. È quello che sto sperimentando pure io facendo lo SVE. In questo mezzo anno ho partecipato a tanti incontri, feste e meeting che mi hanno permesso di conoscere e relazionarmi con volontari provenienti da diverse nazionalità e mi ha sorpreso sentire da molti di loro che le associazioni che li ospitano si disinteressano di coinvolgerli nelle attività, sempre se vengono svolte.

Penso che non essendoci un’intesa etica e dei valori morali abbastanza forti da far sentire le associazioni parte fondamentale del progetto, si ha come conseguenza l’iscrizione di un gran numero di volontari che tendono a usare questo servizio niente più che per fini turistici. Alcuni sono contenti e colgono l’occasione solo per divertirsi, altri, quelli più sensibili, si sentono inutili e ci soffrono. Quando seppi ciò, mi sorpresi e mi infastidii. Ora, guardando alla situazione in una prospettiva più ampia, mi rendo conto che c’è ben poco di cui sorprendersi. Le associazioni, essendo finanziate dalla comunità europea per sostenere il progetto, non hanno molte aspettative dai volontari. Quel rigido rapporto tra dipendete e datore di lavoro legato alla necessità di denaro (che tutti noi sfortunatamente conosciamo bene) qui non c’è, ma al suo posto si presenta un altro problema: non ci sono più figure guida. Capisco che lo SVE è un’esperienza di volontariato temporanea e non una scelta di vita e che quindi non avrebbe senso permettere che i rigidi rapporti che regnano nel mondo economico facciano da protagonisti anche in questa realtà, ma il legame tra gli enti della comunità europea e le associazioni, così come quello tra le associazioni e i volontari, se non viene regolato dal profitto individuale dovrebbe esserlo dall’intenzione di raggiungere uno scopo in comune.

In tutto questo in che situazione mi trovo? Io mi sento appartenere a quella piccola parte di volontari fortunati che si sono imbarcati in questa esperienza buttandosi ciecamente, con sprovvedutezza ma anche con coraggio e determinazione. Anche se le difficoltà sono sempre alle porte, sto avendo tanta soddisfazione nello svolgere le attività con i bambini. I ricordi dei campi estivi poi sono qualcosa di veramente eccezionale, specialmente quelli con nella struttura ospidaliera del Don Orione di Bucarest. Con quanta tenerezza li conservo! Quei momenti sono stati così magici da avermi liberato completamente la mente, così unici da avermi fatto temere di non poterli rivivere, così forti da essere rimasti impressi indelebilmente nel profondo del cuore. “Nessuno stato d’animo si può mantenere del tutto inalterato nello scorrere delle ore”. Quant’è vera questa frase! Circondato da sguardi assenti, da urla e movimenti improvvisi, da lamentii di sottofondo, da odori pungenti, ma allo stesso tempo anche da occhi innocenti, da sorrisi spontanei e sinceri, da dolci bacetti, da tenere carezze, da calorosi abbracci e da tante tante coccole, tra quelle mura mi sono sentito sommerso da una multitidine di emozioni differenti che si accavallavano, così forti e così contrastanti da rimanere intontito ogni volta che ci penso. Ho odiato la vita per la sua ingiusta sofferenza e le sue schifose contraddizioni, ma l’ho anche amata, imparando a conoscere il vero valore dell’umiltà, della bontà e dell’amore.

Sono molto soddisfatto di quello che sto facendo e sono contento delle associazioni che mi stanno seguendo. Confesso che le lamentele e il potenziale sprecato che ho visto, vuoi perché alcuni volontari la vedono come una semplice vacanza, vuoi invece perché ad altri non viene data l’occasione di fare, mi rattristano. Tuttavia, sono sicuro che i bei ricordi e le belle persone che ho conosciuto mi daranno la forza per superare ogni difficoltà.

Marco B. – Volontario a Râmnicu Vâlcea

Sursa https://svebir.wordpress.com


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